La chiesa di Ognissanti di Valenzano
Tra i possedimenti della Basilica di S. Nicola, il monastero benedettino di Ognissanti di Cuti nella campagna di Valenzano (Bari), è stato certamente tra i più interessanti.
Fondato verso la metà dell’XI secolo dal monaco Eustazio, che ne fu poi l’abate, fu confermato nelle sue immunità dall’arcivescovo di Bari Ursone (lo stesso al tempo del quale avvenne la traslazione delle reliquie di S. Nicola) nel 1082. Anche il successore di Ursone, l’abate Elia, confermò l’autonomia del monastero. Anzi, scelse l’abate Eustazio come suo successore a rettore della Basilica di S. Nicola, stabilendo già alle origini un rapporto ideale fra la Basilica e il monastero benedettino.
La bolla del papa Pasquale II (9 settembre 1115) riconosceva che il monastero doveva la sua esistenza all’iniziativa di Eustazio (per tuam industriam fundatum et edificatum) e gli confermava i privilegi concessi dagli arcivescovi Ursone ed Elia. Da una successiva bolla del papa Lucio II (25 novembre 1144) si apprende che il monastero nel frattempo era entrato in possesso di altre chiese, quali S. Nicola del Pagliaio, S. Lorenzo, S. Procopio, S. Sebastiano, Santi Simone e Giuda. Quest’ultima nel 1286 fu data ai Padri Domenicani (che la tennero come convento di S. Domenico fino al 1809) in cambio di una loro chiesetta fuori le mura di Bari.
Il papa Alessandro III l’8 settembre 1173 affidava il monastero alle cure dell’arcivescovo di Bari, ma i monaci si ribellarono e non permisero che gli emissari baresi mettessero piede nel monastero. L’arcivescovo Rainaldo scomunicò i monaci, ma il papa lo invitò alla prudenza. Nel 1201 una schiera di baresi fece irruzione a mano armata occupando l’edificio sacro. Soltanto nel 1217, grazie alla mitezza di carattere dell’arcivescovo Andrea, il monastero riacquistò la sua libertà. Nuove tensioni si svilupparono per la pretesa sulle decime da parte dell’arcivescovo Marino Filangieri (lo stesso che scomunicò i canonici di S. Nicola).
La crisi si accentuò quando il papa francescano Nicola IV nel 1289 diede il monastero in commenda a Ruggero, arcivescovo di Santa Severina (Calabria). Sei anni dopo Ognissanti era ancora oggetto di scambio di favori tra il papa e il re di Napoli Carlo II d’Angiò. In data 11 luglio 1295, da Anagni il papa Bonifacio VIII, per dare lustro e rendite alla Basilica di S. Nicola, donava il suddetto monastero con tutte le sue proprietà alla Basilica di S. Nicola. Di conseguenza anche le pergamene di Ognissanti andarono ad incrementare il già ricco patrimonio archivistico della Basilica. Naturalmente, ridotto a fonte di guadagni per altri enti, Ognissanti continuò per secoli a produrre frutti della terra, ma dovette registrare una progressiva decadenza della vita spirituale. Ben presto scomparve la comunità e i canonici di S. Nicola si preoccuparono soltanto della gestione ecclesiastica della chiesa.
Nel 1737 il monastero fu smantellato per permettere la costruzione del Santuario della Madonna del Pozzo a Capurso. Non sembra che i canonici di San Nicola facessero alcunché per impedirne la fine, e il motivo fu forse il favore che il re Carlo III mostrava nei confronti della Madonna del Pozzo.
Oggi è rimasta soltanto la chiesa, gestita dai Domenicani, ai quali dal 1951 fu affidata la Basilica di S. Nicola. E’ una chiesa meravigliosa, nonostante le piccole dimensioni (mt 18,45 x 12,65). Essa appartiene alla categoria degli edifici a cupole in asse, i cui migliori esemplari in Puglia sono S. Benedetto di Conversano, S. Corrado di Molfetta e S. Francesco a Trani. Sintesi di romanico pugliese e di reminiscenze bizantine la chiesa di Ognissanti è un piccolo capolavoro nel suo genere. Già guardando la facciata principale ci si rende conto di stare dinanzi ad un monumento dell’XI secolo. Sia la fascia che corre lungo il portone centrale che l’ornamentazione dei rosoni è caratterizzata da un filare di palle a grani di rosario, che richiama ad esempio il portale di S. Marco dei Veneziani a Bari. Sempre sulla facciata si possono ammirare i resti del porticato a tre fornici (integro è però solo quello a destra, coperto a botte).
Le pareti di pietra calcarea sono squadrate e levigate, ma nella loro sobrietà non presentano alcuna decorazione, a parte le fasce che costeggiano i finestroni esterni. La parte posteriore, come ogni chiesa dell’epoca bizantina è costituita dalle tre absidi. Quella centrale è di dimensioni nettamente superiori (sia in larghezza che in altezza e profondità) rispetto alle due laterali.
Caratteristica è anche la tettoia, specie se vista da una certa distanza. In corrispondenza delle cupole e degli spioventi delle navate si ergono esternamente tre piramidi a base quadrata. Sono fatte di lamelle o chiancarelle disposte a gradini.
Entrando nell’edificio sacro non si può fare a meno di sentire il fascino di spiritualità che emanano quelle cupole che si succedono e si intrecciano, come pure le volte rampanti delle navate laterali. Tutte queste particolarità rendono la chiesa di Ognissanti degna di essere visitata ed ammirata